TERRA SANTA… così la chiamano – Israele in moto

TERRA SANTA… così la chiamano – Israele in moto

 

TERRA SANTA… così la chiamano – Israele in moto: Tutto comincia quando Dubi, patron di bikelife.co.il, ci invita a visitare il suo paese concedendoci in uso una delle moto del suo parco veicoli; fra i mille impegni e partenze riusciamo a trovare una settimana… partiamo da Fiumicino e in meno di tre ore e mezzo atterriamo all’aeroporto internazionale “Ben Gurion” di Tel Aviv. Sui nostri passaporti c’è un recente visto iraniano perciò l’usuale colloquio di arrivo è abbastanza meticoloso anche se niente di drammatico, una mezz’ora e ci rilasciano il visto d’ingresso. In Israele la settimana lavorativa inizia la domenica, il venerdì pomeriggio tutto si ferma per ventiquattro ore e riprende pigramente il sabato sera dopo il tramonto. E’ sabato… Shabbat: tutto chiuso, trasporti pubblici compresi!
Ma Tel Aviv è una città laica, la chiamano la “città che non dorme mai”. La prima sera è baldoria nell’animato quartiere dell’antico porto commerciale, Jaffa, dove è veramente divertente perdersi per le strette strade dell’antico bazar popolato da caffè e locali di tendenza.

La mattina successiva, domenica, tutto si è riattivato e possiamo prendere possesso della moto promessa, un’Africa Twin nuovissima. Dirigiamo a nord, il traffico in uscita è molto simile alla tangenziale di Milano nell’ora di punta con solo l’aggiunta di sonorità tipiche Medio Orientali, i mille clacson, in uno skyline ultramoderno. La prima sosta-caffè, turco come si beve da queste parti, la facciamo sul lungomare della nuova Cesarea, dopo la visita del sito archeologico e delle imponenti rovine dell’antica capitale romana della provincia di Giudea.
Ancora pochi chilometri sulla statale 4 in direzione nord, attraverso una delle zone più densamente popolate e trafficate della nazione e saliamo sulle pendici del monte Carmelo da dove si ammira lo splendido panorama sul golfo di Haifa. Dopo la ripida discesa verso il mare visitiamo i giardini terrazzati e il santuario Bahai.
Riprendiamo la strada e in mezz’ora arriviamo all’odierna Akko, da noi conosciuta come S.Giovanni d’Acri; la vecchia cittadella ha possenti mura e affascinanti reminiscenze crociate, passeggiare per i suq profumati di spezie e mare è un’esperienza unica e imperdibile.

A pochi chilometri dal confine libanese deviamo verso est, sulla 899 e poi sulla 8993: alture, boschi, piacevoli scorci e deserte strade tortuose dal fondo perfetto ci portano indietro nel tempo, anche se soltanto al Duemila, quando le Nazioni Unite, con la creazione della cosiddetta “Linea Blu” delimitarono il confine fra Libano e Israele. La paura di aggressioni e attentati ancora si avverte negli alti recinti e cancellate che proteggono i villaggi di frontiera, il cielo grigio e la leggera pioggia che cade sommati al filo spinato arrugginito cominciano ad angosciarci, acceleriamo il passo e ritorniamo sulla strada principale alla volta della Riserva Naturale del monte Hermon, dove nasce il fiume Giordano, in questo periodo affollata stazione sciistica del Golan; lungo la strada ci incuriosisce un segnale turistico, torniamo indietro e prendiamo la deviazione per il parcheggio de “Nimrod fortress National Park”, un castello medievale su uno strapiombo impressionante dal quale si gode un bel panorama.

Ci colpiscono il gran numero di giovani donne in gravidanza e ci inquietano i molti ragazzi in mimetica armati di fucile mitragliatore e smartphone alle fermate degli autobus, il servizio militare è obbligatorio e dura due anni, dopo un po’ ci si fa l’abitudine…  dopo aver lambito anche il confine siriano decidiamo, anche per sfuggire alla pioggia, di indirizzare le ruote verso sud.
Niente da segnalare fino ai duecento metri sotto il livello del mare della depressione del Mar di Galilea anche detto lago di Tiberiade, un vasto bacino di acqua dolce sulle sponde del quale si alternano luoghi di pellegrinaggio, parchi archeologici e decadenti, almeno alla fine di febbraio, centri di villeggiatura.

Proseguiamo verso sud seguendo l’ampia e fertile valle del Giordano sulla statale 90, coltivazioni intensive di verdure, ortaggi e frutta ovunque, quasi non ci accorgiamo di essere entrati nei Territori Palestinesi se non per un disabitato e vetusto posto di frontiera presidiato da un solitario armato. Il paesaggio non muta, solamente si incontrano molte più auto malmesse e si avverte un “sapore” arabo diffuso, non sono accettate carte di credito, qui dobbiamo usare il contante, nel resto del paese nessun problema, 1 Shekel corrisponde a 25 centesimi di Euro, la benzina costa intorno a 7 Shekel, la numero 6 è l’unica autostrada che prevede il pagamento di un pedaggio ma si può evitare facilmente; in generale il costo della vita è molto alto, sembra di essere in Islanda!

Continuando verso sud, al crocevia che indica da una parte il valico di frontiera con la Giordania e dall’altra Jericho, decidiamo per quest’ultima, considerata una delle città più antiche del mondo e la cui visita si rivela molto interessante, attenzione, qui i cittadini israeliani non sono ammessi, ma i siti storici e quelli meta di pellegrinaggio hanno parcheggi custoditi e valgono sicuramente la pena, la popolazione è abituata ai turisti, noi ci fermiamo per un caffè da un signore che dalla sua bottega di barbiere si sbraccia e urla ripetutamente “you are welcome”; il caffè non è così buono ma fa sempre piacere scambiare due chiacchiere, in uno stentato inglese, con chi vive o meglio sopravvive nei luoghi che attraversiamo guidando… evitiamo accuratamente qualsiasi commento di carattere politico.

Dalla periferia nord prendiamo una strettissima strada che risale uno spettacolare canyon e ci conduce alle porte di Gerusalemme, parcheggiamo e ci affidiamo ad una guida per la visita della città considerata il cuore delle tre grandi religioni monoteiste, il cuore della “Terra Santa”; inutile dire che non sarebbe abbastanza una vita per conoscere quello che questa città ha da offrire, si respira storia e misticismo in ogni strada e pietra della città vecchia.
Ritorniamo verso il Mar Morto e dopo aver galleggiato, a pagamento, sulle sue acque, continuiamo verso mezzogiorno, una sosta nell’affollatissima oasi di Ein Gedi per vedere le famose cascate e poi ancora a sud. Questa prima parte dell’anno è stata particolarmente piovosa e lo spettacolo è grandioso! Sono stato molte volte sono sulle sponde giordane di questo mare ma mai il livello dell’acqua era così alto e le distese bianche di sale così splendenti, è veramente fantastico.
Pochi chilometri e saliamo, con la funivia, all’antica e fascinosa fortezza di Masada.

Continuiamo sulla 90 e finalmente, dopo un paio di insediamenti turistici super lusso, troviamo una stazione di servizio, non ne avevamo più trovate da Gerusalemme; continuiamo a dirigere a sud immersi nei panorami incredibili che il deserto del Negev regala; un piacevole break lo facciamo al “Km 101” (da Eilat), una malmessa area di sosta gestita da una piccola e ospitale comunità vagamente hippie, indicibili le poche parole di italiano che i ragazzi si affannano a ripeterci, ridiamo insieme e ci beviamo un caffè solubile.

Le distanze da coprire sono sempre brevi, Israele è paragonabile, per estensione, alla nostra regione Puglia.
Qualche chilometro all’interno rispetto alla strada principale e raggiungiamo il Timna National Park, una delle mete principali di questo viaggio in moto in Israele nel deserto del Negev.
Una volta acquistato il biglietto d’ingresso al centro visite con organizzatissimo shop, ristoro e interessante museo multimediale sulla storia delle miniere e dell’estrazione millenaria del rame in questa zona (fin dagli antichi egizi), risaliamo in sella alle moto e ci inoltriamo nel parco seguendo le perfette strade sterrate che ci portano a visitare, a volte aggiungendo qualche minuto di passeggiata, molti siti naturalistici spettacolari, archi e formazioni rocciose bizzarre, antiche miniere e cave e addirittura un lago; guidare immersi in questi incredibili scenari che al tramonto prendono tutte le sfumature di colore immaginabili, dal giallo al rosso e all’arancio con riflessi ocra, bronzo e oro, è veramente molto divertente e appagante.

L’ideale sarebbe, avendo tempo, programmare un paio di giorni di permanenza per esplorare con calma questa spettacolare vallata, magari nel campeggio spartano e decoroso che c’è sulle sponde del lago.
Riprendendo la 90 in direzione sud, dopo una ventina di chilometri arriviamo sulle sponde del Mar Rosso, a Elat, una sorta di mix in miniatura tra Miami e Las Vegas, una stazione balneare di gran moda fra i giovani israeliani dove è d’obbligo prendere un drink o, stagione permettendo, farsi un tuffo nelle calde acque del golfo di Aqaba in una delle numerose spiagge attrezzate della riserva naturale con la sua splendida barriera corallina.

Raggiunto il punto più meridionale dello stato, al confine con l’Egitto, imbocchiamo la strada 12 in direzione nord, lungo il confine. Il deserto è onnipresente, i paesaggi lasciano senza fiato, l’asfalto è perfetto e gli ampi curvoni che seguono l’andamento di canyon e fiumi asciutti rendono la guida esaltante… bello, molto bello!
Annotiamo per il futuro la breve escursione che permette la visita del Red Canyon, uno spettacolare, strettissimo e profondo letto scavato da un torrente millenario.

Abbandoniamo la route 12 per la 40 e iniziamo a salire dolcemente percorrendo una meravigliosa strada che porta agli ottocento metri slm della cittadina di Mitzpe Ramon, affacciata su di una vasta depressione meglio conosciuta come “cratere di Ramon”, una formazione geologica di natura carsica che offre di giorno paesaggi lunari sorprendenti ed onirici, di notte un’incredibile distesa di stelle.
Usciti dall’affascinante regione del Negev rientriamo a Tel Aviv per concludere questa esaltante settimana. Il contachilometri segna poco più di duemila chilometri.

Massimo

Israele in moto

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