Viaggio in moto sulla Via della seta – Samarcanda in moto – Parte IV
Dall’Iran al Turkmenistan
Viaggio in moto sulla Via della seta – Samarcanda in moto: Arrivato quasi a ferragosto, con tanti km ancora da percorrere, mi dirigo verso Teheran.
Ho la sensazione che sarà una giornata lunga e….”dritta”.
Imbocco l’autostrada, saranno 620 km di spettacolare nulla! Si, avete letto bene, AUTOSTRADA! Talvolta è necessario anche utilizzare le autostrade quando si è in viaggio e le tappe di trasferimento particolarmente lunghe.
Cerco un distributore per fare il pieno. Lungo questo tratto dovrebbero essere davvero molto rari, meglio non rischiare. La benzina costa poco meno di 20cent. di euro al litro e questa lunghissima striscia di asfalto nero che mi accompagnerà per tutta la giornata non prevede pedaggi. Compro due bottiglie d’acqua, serve sempre!
Imbocco la strada che da Zanjan porta verso Teheran, accendo l’interfono, parte la mia colonna sonora ed il contachilometri comincia a girare. Viaggio ad una velocità media non superiore ai cento chilometri orari, l’asfalto è abbastanza buono e guido in relax.
Guardandomi intorno mi chiedo come mai, nonostante tutto quello che i media ci propinano riguardo questi paesi, io non ho mai e sottolineo mai, incontrato una persona, un atteggiamento ostile durante i miei viaggi.
Politica, Religione ed Economia, le risposte sono li, per strada, ho sempre trovato ospitalità e tanto affetto e l’Iran in questo è davvero un paese imbattibile.
Percorro circa 200km e comincio a cercare un distributore per far benzina, sono a metà serbatoio ed il KTM 1290 a queste media sfiora i 380km di autonomia. Meglio no rischiare. Al momento zero distributori, è quasi mezzogiorno mi fermo per un thè ed uno spuntino, con me ci sono Alessandro ed Andrea che ho incontrato per strada dopo esserci salutati in mattinata.
Rifocillatomi riparto. Percorro altri 100km ma ancora non trovo un distributore!!!
Finalmente a furia di “pelate” di gas per consumare il meno possibile arriva un benzinaio, 21.8 litri di benzina, ero praticamente rimasto a secco!!!
Tre anni fa, durante il mio primo viaggio in Iran, non mi fermai nella capitale, il rammarico fu enorme.
Teheran si trova a nord, dominata dai monti Elburz. Negli ultimi decenni, ho letto, ha visto aumentare in maniera esponenziale il numero dei suoi abitanti, attirandone tantissimi dalle vicine province, soprattutto per motivi di lavoro. La capitale, tuttavia, sta davvero spopolando anche sotto l’aspetto turistico ed è ormai facilmente raggiungibile dalla maggioranza degli aeroporti di tutta Europa.
Abbandonata con estrema felicità la lunga e noiosa autostrada, mi accoglie un altrettanto lungo, noioso e lentissimo tratto di strada intasato da un traffico di veicoli che rientrano in città. Fatico a percorrere più di dieci metri senza fermarmi. Sono praticamente fermo nel traffico e con le borse laterali sulla moto, non c’è via di uscita.
Quasi due ore bloccato nel traffico. Arrivo in hotel, doccia e…solito taxi.
Il centro della città è caratterizzato da quartieri piuttosto popolari, un grande bazar e si sviluppa tendenzialmente intorno alla piazza intitolata all’ Imam Khomeini.
Il tassista costeggia anche la famosa Torre Milad, parte dello skyline di Teheran.
Domani devo riuscire a farmi una foto qui con la mia moto prima di lasciare la città!
Sveglia presto, foto di rito sotto la Torre Milad, con tanto di intervista dei TG locali e comincio pian piano ad avvicinarmi al confine turkmeno. Direzione Babolsar.
Prevedo all’incirca 230 km all’arrivo.
Entro in città quasi all’ora di pranzo, mi dirigo verso il mare cercando una strada tra i numerosissimi hotel che costeggiano le spiagge di Babolsar. Sembra quasi di essere in riviera romagnola se non fosse che in spiaggia, in acqua, tutti vestiti, donne da un lato e…uomini dall’altro!
Babolsar fu un florido porto commerciale e durante il regno di Nadir Shah, la base della flotta iraniana sul Mar Caspio.
Sosterò qui, in questa, città scelta come tappa insieme a Bojnurd, domani, prima di entrare in Turkmenistan. Circa 800km costeggiando gli ultimi tratti del Mar Caspio ed attraversando il Golestan National Park.
Giornata di ferragosto. Un pensiero, una riflessione..un brivido.
Centonovanta km e sarò in Turkmenistan!
Risistemati io bagagli sulla moto riparto. Da Bojnurd alla frontiera Iran – Turkmenistan ci sono circa 140km, decido di partire presto, non conoscendo i tempi e le procedure doganali di questo, per me, nuovo paese, è meglio non rischiare.
Arrivato in frontiera, le faccende “iraniane” fortunatamente si risolvono abbastanza velocemente. Mi riconsegnano il passaporto e mi indirizzano al primo cancello. Saluto l’Iran, cinque metri e l’anteriore della 1290 entra in Turkmenistan…adrenalina!!
Le guardie turkmene sembrano abbastanza risolute ma, aimè, è solo un’impressione.
Parcheggia la moto, vai in banca per cambiare i dollari USA in valuta locale, controllo passaporto, paga il visto, circa CENTOTTANTAEURIII, rivai in un ufficio dove, molto cordialmente ti chiedono “se” hai cinque dollari…per la mancia, e vabbè.
Insomma scorrono le ore, compila un modulo, timbrane un altro, ricontrolla qui ricontrolla li, sono un Turkmenistan. Lungo la strada incontro numerosi equipaggi partecipanti al Mongolia Rally, che figata, prima o poi…
Scollinando da un suggestivo canyon, dall’alto vedo una gigantesca “macchia bianca” a dominare il nulla. E’ Ashgabat, la capitale turkmena.
Entro in città, pieno centro. L’impatto è da lasciare senza fiato. Tutto bianco!
Il marmo di Carrara ricopre le facciate di tutti gli edifici, tutto è dipinto di bianco, si percepisce una cura di tutta la città ed una perfezione ai limiti dell’assurdo e del maniacale. Ci sono donne in divisa munite di “mocio” ed acqua a pulire le strisce pedonali, bisogna aggiungere altro?
Giardini impeccabili, le auto? Tutte rigorosamente bianche, per legge!
Tutta questa perfezione, quest’ordine, non tardano a trasformare il loro fascino in una sorta oppressione. Passeggiando ti dicono che è vietato fotografare, vietato fumare in pubblico, internet limitata ed i social interdetti.
Dalle 23.00 in poi scatta il coprifuoco. Questo è il prezzo da pagare per tutta questa “bellezza”? Sarà!
Dopo una doccia e la cena, decido di lasciare l’hotel per fare quattro passi e cercare una bella birra fresca.
La città mi accoglie ancora semideserta nel suo ordine maniacale. Trovo un Pub chiedendo informazioni ad una ragazza del posto che, unitasi a noi per una birra, ci racconta un po’ di questa stravagante Ashgabat. La serata trascorre piacevole e, dopo qualche birra, si ritorna in hotel.
Sveglia presto anche stamattina, è il 16 agosto!
Punto dritto al tanto blasonato “suk” di Ashgabat. Dicono vendano dell’ottimo caviale e della buonissima vodka. Un invito a nozze praticamente!
Arrivo al “mercato” e, sorpreso? Ma neanche poi più di tanto, tutto si palesa nel solito, entusiasmante, sbalorditivo, affascinante ma, soprattutto asfissiante, ordine!!
Dopo svariati “assaggi” di prodotti tipici, offerti dai venditori del posto, provo a scattare qualche foto. Come non detto. Poliziotti in borghese mi bloccano e mi chiedono di cancellare tutto. Procedo senza contraddirli, non si sa mai!
Insomma, fatte scorte di vodka, caviale e pane nero, utili alla serata che trascorrerò al campo tendato allestito a Darwaza, torno in hotel, risistemo la moto e…riparto.
Luigi
Viaggio in moto sulla Via della seta – Samarcanda in moto