TURCHIA IN MOTO: SULLE STRADE CHE PORTANO ALLE ORIGINI DELL’UOMO
Turchia in moto: Era una calda estate del 1994 quando un pastore curdo era intento a far pascolare il suo gregge sulle colline attorno a Sanliurfa. Al riparo dell’unico albero presente sulla collina della pianura di Harran, osservava gli animali pascolare, guardava l’orizzonte di fronte a se e ogni tanto si addormentava dopo un veloce spuntino che si era portato per affrontare la lunga giornata. Si sa, che quando si ha Tempo e ampi spazi di fronte a se, è più facile fantasticare con la mente e lasciar scorrere pensieri tra passato e futuro. Quel pastore solitario era solito portare il suo gregge su quelle colline e conosceva ogni pietra, ogni acro di quella terra, ma mai pensava di essere seduto su qualcosa che avrebbe riscritto la Storia come noi l’abbiamo finora studiata.
Fù proprio quell’ammasso roccioso che spuntava a pochi metri, che destò in lui curiosità. Non era una pietra normale, pareva quasi modellata, scolpita, creata. Si mise con le mani a far spazio attorno a quella pietra piatta e oblunga che pareva non finir mai, come nascosta in quel terreno arido a conservare un segreto unico. E così fù, era la parte superiore di un possente megalite color ocra a forma di T.
Il giornalista Sean Thomas (alias “Tom Knox”) scrive “aveva compiuto la più grande scoperta archeologica degli ultimi 50 anni. Per alcuni, la più grande scoperta archeologica di sempre: un sito che ha rivoluzionato il nostro modo di guardare la Storia umana, l’origine della religione e, forse, anche la verità sul giardino dell’Eden”.
Gobekli Tepe:
Dal 1995 iniziarono a scavare e trovarono insediamenti religiosi, bassorilievi e iscrizioni che rappresentavano una civiltà legata ad un culto di tipo sciamanico e all’attività sociale di caccia e agricoltura, con la presenza di animali, quindi anche le prime attività di allevamento.
Finora civiltà stanziali così si erano attribuite solo ai siti di Stonehenge (circa 2000 anni a.c.) e quelli di Malta (circa 3500 anni a.c.). Gobekli Tepe è il nome di questo sito che dista appena 18km da Sanliurfa e, in turco significa “montagna dell’ombelico” e risale a ben 9000/10000 anni a.c.
Gobekli Tepe è diventato solo nel 2018 Patrimonio dell’UNESCO, ma credetemi che c’è ancora molto da scavare e molto ne sentiremo parlare.
Il Bosforo:
Se alcuni di voi ancora non l’avessero capito, sto parlando di una terra tra il continente dell’Europa Orientale e dell’Asia Occidentale, passaggio che potrete percorrere con le vostre moto attraversando il Bosforo sul “15 temmuz şehitler köprüsü” (ossia il “ponte delle Vittime del 15 Luglio”) percorrendo il tratto della O4/O1 che è l’arrivo ad Istanbul, arrivo di una delle ultime tappe di un affascinante viaggio in Turchia. Quando si arriva ad Istanbul si ha nel cuore e negli occhi già l’idea di cos’è la Turchia, di che popolo si è attraversato le cui radici culturali affondano nell’Antica Grecia, nella Persia e negli Imperi Romano, Bizantino, Ottomano e culla della prima civiltà Ittita.
Adoro quel sito ad Ḫattuša, dove si può visitare e girare all’interno della prima capitale Ittita addirittura con le moto, per poi fermarsi a pranzo dall’amico Denis nel suo ristorante/hotel proprio in prossimità del sito.
Istanbul:
Quando si arriva ad Istanbul si è pronti ad affrontare quella metropoli cosmopolita, sapendo che quella non è l’Anima della Turchia. Stupenda Istanbul, non mi fraintendete, nella zona di Sultanahmet dove si trovano le moschee famosissime da visitare che luccicano con le loro torri e i megafoni che recitano le preghiere, gli hammam dove andare a rilassarsi, il frastuono del Gran Bazar dove dopo aver percorso in lungo e in largo i suoi vicoli è inevitabile non fermarsi a sorseggiare l’ennesimo “cay” (the turco) della giornata, o passeggiare lungo il Galata Bridge invaso di pescatori con tappa obbligatoria al mercato del pesce, per assaggiare qualche frittura prima di perdersi nella più moderna e affollatissima Piazza Taksim, magari trasportati dal nostalgico tram del 900 della linea Taksim-Tunel, che si fa spazio tra la gente.
Ad Istanbul affascinante la cena sul tetto dell’hotel, sapientemente scelto in zona Sultanahmet, circondati dalle luci della maestosa moschea di Santa Sophia da un lato e dall’altro il lento scorrere delle imbarcazioni sul Bosforo; sopra di noi un cielo stellato, che grazie al compagno di viaggio Giuseppe, uomo dalle mille sorprese e molteplici esperienze di vita, ci ha fatto vedere il passaggio della ISS (International Space Station con a bordo il nostro connazionale Parmitano), che proprio in quel momento stava transitando sopra le nostre teste.
Nemrut Dagi:
Ecco io non vorrei parlarvi di Istanbul, o della Cappadoccia o di Pamukkale, che si sono luoghi unici che potrete visitare con i giusti tempi, come sempre ben organizzati dalle tappe del roadbook di 77roads bensì, vorrei potervi trasmettere la sensazione della camminata in cima a 2150 mt di Nemrut Dagi. Il rilievo più alto della Mesopotamia settentrionale, Nemrut Dagi, dove si erge la tomba santuario di re Antioco I e dove con i miei compagni di viaggio ho assistito al tramonto in mezzo a sculture di teste di falco, di leoni, sculture di Apollo, Zeus e altre ancora;
Vorrei farvi vedere:
Vorrei trasmettersi il sorriso delle persone incontrate in piccoli villaggi dove abbiamo mangiato ottimi piatti facendoci capire a gesti, dove spesso bambini e adulti guardavano le nostre moto come “alieni” (inevitabile invitarli a farsi fare una foto in sella); farvi vedere quelle strade che sembravano finire dritte nell’orizzonte tra campi di papaveri e quelle altre tutte curve tra i rilievi dell’altopiano Anatolico;
Vorrei che vedeste almeno una volta lo spettacolo dei Dervishi nella grotta a Goreme dopo averne studiato le loro origini al Mausoleo di Mevlana a Konya; raccontarvi l’affascinante storia dei caravanserraglio, luoghi di sosta per le carovane che transitavano lungo le vie del commercio e davano rifugio a persone e animali con il loro carico, dato che di notte i predoni erano pronti a saccheggiarli; portarvi in cima con la funivia sul sito di Pergamo; vorrei farvi parcheggiare le moto sulla collina di Ihlara Valley e camminare sui sentieri set della saga di Star War; trasmettervi lo sguardo ospitale di Awat, il signore curdo che gestiva un piccolo locale sulla strada D875 dopo Malatya (strada peraltro meravigliosa!) dove ci siamo fermati per prendere un “cay” come seconda colazione e ci ha offerto un piatto di capretto e fatto sentire come a casa.
A proposito il nome Awat in lingua curda significa “speranza” e vorrei davvero sperare che le scelte politiche e sociali di Erdogan cambino, in quanto negli ultimi dieci anni ho visitato 6 volte quei territori e questa repressione attuale non fa certo bene al Paese e al popolo turco. Il viaggiatore pertanto è sempre accolto con quel senso di amicizia e fratellanza, ed è proprio nei piccoli paesi e nei luoghi più remoti che si percepisce maggiormente questo sentimento.
Il sito di çatalhöyük:
Ricordo con un sorriso la sosta con Ivano nel paesino di Alemdar vicino al sito di çatalhöyük; pareva fossimo andati al bar sotto casa dove si fa la colazione tutti i giorni, la sensazione è quella di accoglienza e curiosità. Il sito di Catal, “forcella” e höyük, “collina”, è un importante centro abitato di epoca Neolitica dell’Anatolia vicino a Konya; il villaggio era costruito secondo una logica completamente diversa da quella moderna: le case erano monocellulari e addossate l’una all’altra. Essendo poi di altezze diverse, ci si spostava passando da un tetto ad un altro e per molte case l’ingresso era costituito da un buco sul soffitto, ebbene si, non usavano le porte! Questo sito l’ho scoperto grazie al curioso viaggiatore Ivano col quale durante la tappa Konya – Goreme, io e lui abbiamo fatto la deviazione sul roadbook per andare a visitarlo.
La passione del viaggiare in moto:
E’ proprio vero che la Passione per la moto unisce, ma in questo viaggio il gruppo ha trovato davvero una bella sintonia e i tanti chilometri percorsi sono stati accompagnati da piacevoli momenti di condivisione. Ognuno ha contribuito al viaggio, il mitico ed esperto Tour Leader Massimo (in questo viaggio “furgonauta”) ha dato le linee guida e noi abbiamo saputo coglierne gli aspetti che più ci stimolavano. Io ho avuto la fortuna di seguire il viaggio in Turchia in moto con la mia Leila e, quindi di esserne ancor più parte integrante.
Un viaggio che già conoscevo ma che come ogni viaggio in moto ti permette di “perderti con l’Anima” , apprezzare ancor di più le potenzialità della propria “poderosa” a due ruote, confrontarti con realtà che spesso ti vengono preconfezionate da un mezzo subdolo qual’è la televisione e, per l’appunto mi viene in mente la citazione di Pablo Picasso “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere”. Viaggiare in moto credo sia questo e molto di più, oltre ad essere davvero una delle cose più belle e, farlo in compagnia e con un mezzo di supporto rende tutto più facile e piacevole.
La Turchia è un viaggio affascinante ed entusiasmante per la diversità di paesaggi e culture che di giorno in giorno si attraversano e cambiano come scene di una rappresentazione teatrale, con lentezza e fluidità, da assaporare con un “filo di gas” per godere appieno di ogni particolare.
L’ultima tappa – Grecia:
Sulla via del ritorno, nell’ultima tappa del nostro viaggio quando si attraversa una parte di Grecia, c’è ancora l’occasione per sedersi a cavalcioni di un dirupo e farsi trasportare dalla Storia che trapela dai famosi monasteri di Meteora (in lingua greca: Μετέωρα, letteralmente “in mezzo all’aria” dal greco “META'” “in mezzo a” e “AER” aria, “sospeso in aria”, un po’ come piace essere a noi sognatori!). Meteora è un luogo che adoro, tanto che ogni volta che vado ho fatto mio un “inspiration point”, dove trascorro solitamente un buon quarto d’ora a metabolizzare i miei “MacroPensieri”.
In Turchia in moto i chilometri son tanti, ma nonostante ciò non si ha quasi mai la sensazione di non arrivare per tempo, anzi spesso è il contrario, spesso si cerca qualche deviazione sul roadbook per personalizzarsi il viaggio, per carpire qualche dettaglio in più, per quella voglia di scoprire e poi è inutile dirselo, il percorso migliore tra due punti in moto non è quello più veloce e/o più dritto … bensì quello più lungo e con le strade più nascoste. Turchia in moto!
Pura Vida … e buona strada!
Roberto