“OLTRE QUELLO CHE TI ASPETTI” di Roberto Delbosco
VIAGGIO IN ALGERIA – dal 19 nov al 5 dic 2022
Il Grande Erg Occidentale 77Roads
Un viaggio emozionante ed emozionale, che vi riporterà indietro nel tempo di più di dieci secoli e vi farà percorrere luoghi che spingeranno i vostri pensieri oltre ogni immaginazione. Dal 15 luglio del 2022 i confini algerini con la Tunisia sono stati riaperti e così il team di 77Roads, insieme a un folto gruppo di motociclisti, ha varcato tale frontiera a nord vicino a Tabarka, affrontando un viaggio non facile ma sicuramente affascinante e carico di emozioni.
Il Grande Erg rappresenta il più esteso “mare di dune” del deserto del Sahara, un territorio le cui condizioni estreme del deserto algerino non hanno permesso l’instaurarsi di insediamenti umani. Non esiste alcun villaggio al suo interno e non ci sono piste che lo attraversano. Però ai limiti del Grande Erg Occidentale, invece, si trovano numerose oasi: l’oasi di Taghir, spettacolare e circondata da un immenso anello di dune rosso-arancio con le sue incisioni rupestri, noi l’abbiamo visitata con i fuoristrada; l’oasi di Timimoun, dove è sorta una cittadina arenaria tra le dune di colore giallo ocra e rosa, abbiamo visitato ingegnosi sistemi di canalizzazione dell’acqua; l’oasi di El Golea e il suo ksar (insediamento fortificato) costruito in paglia e ciotoli e Ghardaia, una delle cinque (Pentapolis) città fortificate dove il tempo si è fermato nella stupefacente valle dello M’Zab.
Il nostro viaggio è un percorrere a rilento, verso il paese più grande del Maghreb. L’Algeria è stato popolato nei secoli da Fenici, Cartaginesi, Romani, Vandali, Bizantini, porta dell’Impero Ottomano e fino al 1962 colonia francese. Tutte influenze che scopriremo nelle visite di siti archeologici e che trasudano dalle città che attraverseremo. La popolazione non abituata al turismo da anni di chiusura sembra in un primo approccio più restia e meno aperta, ma è una sensazione che subito viene smentita appena si ha un contatto più diretto con la popolazione locale. La mia percezione è stata di un popolo fortemente orgoglioso della propria storia, accogliente, gentile e capace di grandi sorrisi.
Dopo qualche oretta passata ad attendere la burocrazia doganale, resa più piacevole da un caffè fatto sul piazzale del confine, grazie alla moka fatta con un fornellino da campo di un partecipante, entriamo in Algeria. Alla prima sosta in territorio algerino si percepisce da subito l’entusiasmo e la carica emotiva di esserci. Il viaggio inizia!
Subito ci dobbiamo abituare alla scorta della polizia, che ci seguirà per tutto il nostro viaggio, ma queste sono le regole del Paese.
Percorriamo la costa mediterranea, scoprendo i primi siti archeologici (Hippo Regius, Tipasa, …) fino a raggiungere Algeri dove il mix di culture e dominazioni si fa ancor più palpabile, quello più recente e pressante senza dubbio è quello di essere stata una colonia francese. Nel 2022 hanno pertanto festeggiato il 60° anniversario della liberazione; per loro è stata una vera e propria rivoluzione, guidata da Alì Ammar, noto come Alì La Pointe, che si vede dipinto ancora sui muri dei vicoli della città di Algeri. Sempre ad Algeri imperdibile la Moschea d’ Algeria, Djamaâ el Djazaïr è la terza moschea più grande al mondo dopo quella della Mecca e di Medina.
I giorni passano e i chilometri scorrono lentamente, il gruppo entra sempre più nel Viaggio e siamo pronti ad abbandonare Sidi Bel Abbes dirigendoci verso Sud a Bechar, costeggiando il confine marocchino, peraltro chiuso, verso il grande Erg occidentale. Il paesaggio muta sempre di più, il suo colore da rosso-ocra del deserto roccioso (hamada) lentamente si fa più chiaro e giallo, le dune del deserto sabbioso (erg) sono pronte a regalarci orizzonti infiniti.
Anche la popolazione muta, i loro ritmi non sono più frenetici, la cultura islamica è sempre più avvolgente e il nostro rispetto sempre più doveroso. Nell’oasi di Taghit ci siamo goduti un meraviglioso tramonto in mezzo alle dune del Erg occidentale e una parte del gruppo ha deciso di seguire la nostra guida locale. Con Mahamoud uomo del deserto e di origini tuareg, abbiamo raggiunto la duna più alta a piedi, camminando per un paio di ore scalzi su e giù tra le dune. Un’esperienza unica nel suo genere. Proseguendo il nostro affascinante viaggio sulla famosa e storica Route Trans Saharienne, (la N1), si sc
opre che lungo la strada si alternano ettari estesi di granoturco e altre colture. In questo periodo dell’anno (novembre) stanno seminando e preparando i terreni.
L’acqua è presente e scorre sotto, infatti la presenza di pozzi d’acqua lungo la strada è abbastanza frequente.
Nell’interno invece ci sono i pozzi petroliferi e si notano la presenza di grandi tubazioni, che portano il petrolio verso Nord. Imbarazzante il prezzo della benzina e del gasolio, infatti fare il pieno qui, è un piacere!
Se fino a qui l’Algeria ci ha stupito ed affascinato, raggiunta la tappa di Ghardaia ci ritroviamo sbalzati nel Tempo, ed è come iniziasse un’altro viaggio ancora.
Le persone cambiano, ma non l’accoglienza; mi diverto sempre a parlare con i locali, che dimostrano sempre interesse e grande ospitalità, ovviamente fuori dalle mura della Pentapolis.
Ghardaia è una regione composta da diverse tribù e da cinque cittadelle murate dove al loro interno si è rimasti a una cultura e religione di piú di dieci secoli fá. Venne costruita quasi mille anni fa nella valle di Mzab dai Mozabiti, facenti parte della setta musulmana ibadita, composta da musulmani non arabi, tra cui molti berberi.
Le cinque cittadelle dentro le mura sono: Beni Izguen, Melika, Ghardaia, Bounoura e El Atteuf.
Per noi occidentali è un’esperienza forte vedere le donne da un’occhio solo, occhio che spunta furtivo dallo Haik (lenzuolo bianco che lascia scoperto solo l’occhio sinistro, quello del lato del cuore), così come furtivo è il loro contatto con gli “european”, così sentivo urlare dai bambini al nostro passaggio nei vicoli all’interno delle mura. Al nostro passaggio, loro cambiano strada e si nascondono tra i vicoli.
Una comunità religiosa rimasta per lungo tempo impermeabile alle influenze esterne. I bambini sono gli unici che timidamente tendono a cercare un contatto con noi. Con alcuni di loro son riuscito anche a fare una veloce partitella a pallone, facendomi driblare facilmente!
La Pentapolis mozabita ha poi un’unico, enorme, immenso palmeto: un milione di palme da dattero, irrigate grazie ad una sofisticata struttura che gestisce le acque del fiume sotterraneo. Il palmeto è un giardino incantato in cui si ritrovano ritmi dimenticati, dolcemente immersi nel fresco e silenzioso verde degli alberi e avvolti dal profumo dei gelsomini e delle rose, dei datteri e dei fiori d’ arancio.
Una vera oasi nell’oasi, dove nei mesi di marzo si possono vedere gli Uomini Ape.
Un posto magico in cui l’uomo mozabita ha un compito speciale. E’ lui che impollina i fiori delle palme femmina: si arrampica su ogni albero, uno dopo l’altro, e feconda a mano i fiori senza affidarsi al vento. E prima di ogni impollinazione c’è una preghiera propiziatoria.
Probabilmente nel prossimo viaggio in programma a metà febbraio è possibile che il gruppo che partirà con noi, potrà vedere anche tale tradizione.
La seconda settimana ormai volge quasi al termine, lasciamo alle nostre spalle Gardaia carichi di emozioni e con un viaggio riuscitissimo nel cuore da metabolizzare lentamente.
Touggourt è la nostra nostra ultima tappa in Algeria. Le strade che corrono lunghe e tagliano il Grande Erg a cui dovremmo essere ormai abituati, non smettono mai di affascinarci e a farci compagnia lungo il percorso di tanto in tanto, spuntano sornioni con il loro passo lento e cadenzato i dromedari, in cerca di cespugli di cui cibarsi.
Un’altra dogana ci attende, ma siamo pronti ai loro tempi biblici, che comunque riusciranno a stupirci ugualmente!
Ultima tappa di trasferimento in Tunisia e poi l’imbarco verso Genova sicuramente con un bagaglio non solo pieno di foto, video, tappeti e altri souvenir, ma con un’esperienza e un viaggio unico per davvero, che noi viaggiatori che siamo in grado di “abbandonare” ogni giudizio Occidentale, porteremo sempre con noi.
Il rito del thè, i tuareg detti “uomini blù”, il mercato dell’asta di Beni Izguen, i loro squisiti datteri spesso offerti in segno di ospitalità, i paesaggi mozzafiato che il deserto sà suscitare, i loro costumi e le loro musiche che ci hanno accompagnato facendo festa e danzando con loro in alcune sere, la loro storia, la loro cultura e anche le loro contraddizioni ed un innumerevole serie di avventure positive sono una piccola parte di quello che potrete gustarvi e vivervi di un viaggio in Algeria nel Grande Erg Occidentale con 77Roads.
[guarda il nostro tour in Algeria >>> Grand Erg Occidental – Algeria in moto]
“Oltre quello che ti aspetti” di Roberto Delbosco